Nakba et dynamique des réfugiés
Par Hussam Khader
Hussam Khadr, député palestinien (en prison depuis mars 2003) 

 

Am 30.4.2003 hat die Organisation, die palästinensische Häftlinge in israelischen Gefängnissen vertritt

 


 

Cenni sull’attività politica di Hussam Khader

 Hussam Khader, giovane e noto attivista di al-Fatah e membro del Consiglio Legislativo della Palestina (PLC), si trova in una prigione israeliana dal momento del suo arresto, avvenuto circa due anni fa. Tra le altre cose, Khader è noto per la sua onestà e la determinazione a continuare la lotta contro la brutale occupazione israeliana, opponendosi allo stesso tempo a tutte le forme di corruzione che sono state associate a certi elementi dell’Autorità Palestinese e alle istituzioni nei territori occupati. Dalla sua cella Khader continua a richiamare il popolo palestinese all’armonia e le varie fazioni all’unità nei loro sforzi mirati a fare terminare l’occupazione israeliana. Vorrebbe che l’Autorità Palestinese divenisse più rappresentativa, trasparente e  responsabile dei successi e delle richieste del popolo e richiama la necessità di riformare le istituzioni politiche dell’Autorità Palestinese, per renderle sempre più sensibili alla democratizzazione e al rispetto della legge, della professionalità, dell’efficienza piuttosto che lasciare che vengano manipolate con autoritarismo dispotico e autocratico.

 

Tappe salienti della vita di Khader

 

·         E’ nato a Kuffur-Roman, vicino a Tulkarem, nella West Bank, l’8 Dicembre 1961. Come molti altri rifugiati, la sua famiglia fu allontanata da Haifa nel 1948.

     Ha vissuto la maggior parte della sua vita nel Campo Profughi di Balata.

·         Ha frequentato la scuola elementare e media presso la scuola gestita da UNRWA al Campo profughi di Balata, vicino a Nablus e ha completato le scuole superiori  presso l’istituto Haj Mazuz a Nablus.

·         Presso l’Università An-Najah, Khader ha conseguito la laurea in Economia e Commercio, portando a termine parallelamente studi minori in Scienze Politiche.

·         Durante l’estate del 1978, si unì ad Al-Fatah e divenne uno dei fondatori e un membro attivo dell’organizzazione Fatah’s Shabiba. Prima della sua deportazione fuori dalla Palestina alla fine degli anni ’80, Khader fu arrestato complessivamente 23 volte, e rimase un anno e mezzo in una prigione israeliana, mentre trascorse un altro anno agli arresti domiciliari.

·         Fu ferito due volte durante scontri con le autorità israeliane: la prima fu nel 1981 all’Università An-Najah e la seconda nel 1987 in seguito allo scoppio della prima Intifada, quando divenne uno dei leader locali del movimento.

·         Durante la detenzione scrisse diversi studi e pamphlet relativi alle strategie politiche e alle attività palestinesi.

·         In quanto attivista riuscì a reclutare e formare numerosi giovani leader che divennero membri attivi delle organizzazioni al-Fatah e al-Shabiba.

·         Senza che la famiglia ne fosse messa al corrente, fu deportato da una prigione israeliana nel Sud del Libano nel 1988.

·         Durante l’esilio si legò strettamente al co-fondatore e leader di al-Fatah, Abu Jihad, che lo autorizzò a gestire le attività degli studenti palestinesi all’estero.

·         Nel 1990, quando si trovava in esilio, fu eletto segretario dell’Unione Generale degli Studenti Palestinesi (GUPS).

·         Khader ha rappresentato la PLO in varie attività a livello locale e internazionale, tra cui conferenze, convegni, summit di alto livello e altro ancora.

·         Durante le visite a comunità arabe e palestinesi in vari paesi dell’America Centrale e del Sud, Khader ha monitorato e organizzato attività di studenti palestinesi, elezioni e altri servizi per la comunità.

·         In quanto rappresentante della PLO ha incontrato numerosi capi di stato e di governo provenienti da tutto il mondo, tenendo discorsi in favore della popolazione palestinese e della loro leadership.

·         Nel 1989 fu eletto vice presidente dell’Organizzazione Internazionale della Gioventù Islamica in Senegal e nel 1992 in Sudan.

·         Divenne membro attivo del Consiglio Nazionale della Palestina e partecipò alle decisioni politiche del gruppo.

·         Prese parte a varie altre organizzazioni internazionali della gioventù, associate con l’Organizzazione degli Stati Non Allineati insieme ad altre organizzazioni locali asiatiche e africane.

·         Nell’aprile del 1994, insieme a migliaia di altri leader e attivisti palestinesi in esilio, gli fu riconosciuto il permesso di rientrare in Palestina a seguito degli accordi di Oslo.

·         Dopo il suo ritorno in patria, insieme a Marwan Barghouti e Faisal al-Husseini, fondò l’associazione politica che si legò ad al-Fatah nei territori occupati.

·         Durante la collaborazione con l’Autorità Palestinese fu responsabile dell’organizzazione di attività sportive, culturali e ricreative per giovani nell’area della West Bank e nella Striscia di Gaza.

·         Partecipò inoltre ad attività accademiche e culturali promosse da vari centri palestinesi, compreso il Centro per la Difesa della Democrazia e altri progetti affiliati nei Territori Palestinesi.

·         Guidò l’organizzazione che difende i diritti dei rifugiati palestinesi e divenne ben noto promotore delle loro richieste.

·         Fu infine eletto membro del PLC nel 1996, il che sancì definitivamente il suo ruolo di spicco nella gestione della questione palestinese.

·         Difese e continua a supportare l’indipendenza del PLC opponendosi al controllo esercitato dal ramo esecutivo dell’Autorità Palestinese. Sostiene infatti la divisione dei poteri fra le frange governative dell’Autorità Palestinese al fine di mantenere una visione trasparente in materia di gestione e conduzione democratica.

·         Ha difeso la necessità di definire in modo inequivocabile e proteggere i diritti e la libertà dei rifugiati palestinesi nei territori. Ritiene che i governi siano troppo riluttanti ad assegnare potere quando la loro autorità diviene eccessiva.

·         E’ padre di tre bambini: Amani di 13 anni, Amira di 10 e Ahmad di 7. E’ noto per essere un padre amorevole e profondamente attento a rispondere ad ogni richiesta dei suoi figli.

·         Il suo ultimo arresto avvenne il 17 Marzo 2003, a seguito del quale si trova ancora in carcere a causa dei continui rinvii del suo processo.

 

La detenzione

 

·         Dopo avere fatto esplodere con una bomba l’ingresso principale di casa sua, i soldati israeliani hanno violentemente prelevato Khader dalla sua abitazione nelle prime ore del mattino del 17 Marzo 2003, sotto gli occhi dei suoi familiari atterriti.

·         Fu quindi ammanettato, rasato e trasferito in una prigione israeliana dove è stato messo in isolamento per un lungo periodo, durante il quale è stato sottoposto a brutali interrogatori.

·         Nel successivo anno e mezzo è stato trasferito in varie prigioni, comprese Btah Tikfa, al-Jalamah, Akka insieme ad altri anonimi.

·         Fin dai primi mesi successivi al suo arresto gli è stato negato il diritto a visite da parte dei suoi legali e dei familiari. E’ stato inoltre tenuto isolato da altri prigionieri politici e trattato selvaggiamente al fine di umiliarlo e degradarlo.

·         Poco dopo il suo arresto, il 22 Marzo 2003, fu costituita una nuova commissione per la difesa dei diritti dei prigionieri politici palestinesi. Essa divenne la nuova voce di Khader così come di altri prigionieri.

·         Recentemente la sua salute è peggiorata, ha perso molto peso e soffre di gravi disagi psichici causati dal trattamento quotidiano riservato a migliaia di prigionieri palestinesi in tutte le prigioni israeliane.

·         Nonostante i limiti imposti loro, i suoi avvocati sono riusciti a definire la situazione generale e le condizioni affrontate da Khader e dagli altri prigionieri. Hanno sottolineato, tra gli altri aspetti, che:

-          Khader ha respinto tutte le accuse mossegli dalle autorità israeliane.

-          Il suo arresto è stato in tutto e per tutto di carattere politico. Attraverso questo atto le autorità israeliane vogliono mettere a tacere il leader palestinese e forzarlo a sospendere  i suoi onesti appelli alla riaffermazione dei diritti fondamentali dei Palestinesi.

-          Insieme agli altri prigionieri palestinesi è soggetto alle forme più brutali di tortura e maltrattamenti volti a privarlo della sua dignità.

-          Khader apprezza il supporto sia della popolazione palestinese che di altri cittadini di tutto il mondo che lottano fermamente per la difesa dei diritti dei prigionieri.

-          Organizzazioni regionali e locali cercano di intensificare il loro attivismo contro l’occupazione israeliana e lavorano costantemente con il popolo palestinese per superare le pressioni imposte sui prigionieri palestinesi.

Date le crescenti difficoltà cui sono sottoposti i prigionieri palestinesi detenuti in carceri israeliane per anni, dove subiscono torture, abusi e ogni forma di pressione psicologica ed emotiva, Khader e tutti gli altri prigionieri politici hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame che ha scioccato le autorità israeliane e le ha obbligate a negoziare le loro principali richieste.

·         Le autorità delle prigioni israeliane sono riuscite ad ottenere confessioni fasulle contro Khader nel tentativo di coinvolgere il membro della PLC, di tenerlo lontano dall’attivismo politico palestinese e di confinarlo definitivamente in una prigione israeliana.

·         Le accuse contro Khader sono gravi e riguardano l’assistenza e il supporto ad atti violenti e la partecipazione ad atti di aggressione nei confronti del governo israeliano.

·         Nonostante gli spostamenti, le false accuse e il suo isolamento in prigione, Khader rimane fedele al credo e ai principali motivi che l’hanno inizialmente condotto in prigione. Questi sono l’aspetto umanitario e l’obiettivo principale, fra altri ancora, di liberare i palestinesi dalla brutale occupazione israeliana.

·         Khader continua a sperare in una soluzione positiva della causa palestinese, che possa garantire e assicurare ai palestinesi la soddisfazione delle loro principali richieste, che includono, tra le altre cose, la fondazione di uno stato palestinese indipendente sui territori che furono occupati durante la guerra del 1967, compresa la parte Est di Gerusalemme e una soluzione equa al problema dei rifugiati palestinesi. Khader, infatti, ha vissuto la maggior parte della sua vita nella condizione di rifugiato e si è impegnato a reclamare i diritti di tutti i rifugiati, incluso quello al ritorno nelle loro case in Palestina.